Mercati: cosa accadrà nel 2025? Dalle azioni all’oro, le previsioni degli analisti

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    A cura di Alessandro Bergonzi, Financial Markets Content Specialist di Investing.com

    Il mondo della finanza si affaccia al 2025 con sentimenti contrastanti, spinto dalle certezze del passato e frenato dai dubbi per il futuro.

    La sicurezza deriva da oltre due anni di rally dei mercati azionari, una corsa sostenuta in generale dall’ottima salute dell’economia Usa e più nel particolare dalle stupefacenti prestazioni delle Magnifiche 7 di Wall Street che hanno guidato la crescita degli ultimi anni.

    Trump cambia le carte in tavola

    L’incertezza è dovuta al fatto che il cambio alla guida della prima economia mondiale è destinato a sconvolgere gli equilibri geopolitici che hanno caratterizzato fin qui l’era post Covid.

    L’America First di Trump spaventa l’Europa che cerca di capire come fronteggiare l’arrivo dei dazi mentre è frenata dalla crisi dell’industria automobilistica, rimasta in panne tra la svolta elettrica e la concorrenza cinese.

    Se Bruxelles piange Pechino non ride. I ritmi di crescita prepandemici sembrano ormai un ricordo sbiadito per la Repubblica Popolare che a suon di bazooka economici sta attingendo alle risorse pubbliche per rilanciare un’economia appesantita dalla crisi immobiliare e dal calo dei consumi. Di sicuro, il ritorno del tycoon e la minaccia di nuove tariffe sull’export cinese non aiutano i piani di Xi Jinping.

    In mezzo c’è la Russia, ancora impantanata nella guerra in Ucraina che però, rispetto alle altre potenze, guarda con più fiducia al Trump 2.0, sperando di creare nuove forme di dialogo con l’Occidente.

    È il tempo delle previsioni per il 2025

    In questo panorama frastagliato, è arrivato, come di consueto, il momento in cui le società d’investimento pubblicano i loro outlook sull’anno prossimo, con l’intento di guidare gli investitori ad affrontare quel che sarà.

    E se è vero che bisogna sempre prendere con le pinze questo tipo di previsioni – per fare un esempio, l’anno scorso Goldman Sachs aveva stimato per l’S&P 500 a fine 2024 un valore di 5.100 punti, mentre a inizio dicembre siamo oltre i 6.000 punti – per pianificare al meglio i propri investimenti è pur sempre utile sapere dove ci troviamo.

    Quindi meglio partire con alcune delle certezze che riguardano i mercati:

    1. L’azionario USA oggi è molto caro perché ipercomprato e iperconcentrato.
    2. Fin da inizio anno Warren Buffet (uno che di investimenti se ne intende) sta vendendo le sue quote in diverse aziende, come Apple e Bank of America, tenendo da parte oltre 300 miliardi di liquidità per momenti migliori.
    3. Dopo aver raggiunto livelli restrittivi record per il XXI secolo, la politica monetaria di Bce e Fed si sta allentando.

    Partendo da questi presupposti, andiamo ora a vedere quali sono le previsioni dei big degli investimenti per il 2025.

    Allentamento monetario per rilanciare la crescita

    Andando a spulciare qua e là tra le previsioni di gestori e banche d’affari, nel complesso emerge che l’economia globale potrebbe affrontare una fase di rallentamento a inizio anno, seguito da una ripresa, grazie a politiche monetarie allentate.

    Rowe Price, ad esempio, suggerisce che l’impatto delle misure di stimolo fiscale che si sono affievolite sarà compensato dall’intervento delle banche centrali, in particolare in Europa, dove la Bce potrebbe rapidamente allentare la politica monetaria, favorendo, in tempi brevi, “una crescita trainata dal settore manifatturiero, che, da diversi anni, registra un ritardo rispetto ai servizi”.

    Moody’s concorda sulla necessità di ridurre i tassi d’interesse, sottolineando che i tassi di interesse globali dovrebbero ridursi entro la metà del 2025, contribuendo alla stabilità economica, malgrado le tensioni geopolitiche restino una minaccia significativa.

    “Quando la crescita rallenterà e l’inflazione scenderà verso l’obiettivo – spiegano gli esperti -, le ragioni per mantenere posizioni restrittive si ridurranno rapidamente, soprattutto dove i rischi per la crescita sono più acuti, come in Europa”.

    Mercati azionari: le Magnifiche 7 non passano di moda

    Nel campo degli investimenti azionari, si prospettano tassi d’interesse in calo e solidi utili aziendali come fattori di supporto.

    Columbia Threadneedle sottolinea che il contesto economico, nonostante i rischi geopolitici significativi, è favorevole alle aziende con fondamentali solidi e agli investimenti in innovazione, come l’intelligenza artificiale e la transizione energetica.

    Per quanto riguarda Wall Street, gli analisti ritengono che le valutazioni azionarie, seppur elevate, siano “accettabili se si considera che sono sostenute da utili robusti”. In questo contesto, Goldman Sachs prevede che l’indice S&P 500 raggiungerà 6.500 punti entro la fine del 2025, grazie a una continua espansione economica e a una crescita robusta degli utili.

    Anche se gli esperti sono convinti che le Magnifiche 7 continueranno a sovraperformare il resto del mercato, tra le piccole aziende, GS indica di “sovrappesare alcuni settori, come quello di software, utility e materiali”.

    L’oro verso i 3.000 dollari

    Ma non si vive di solo azionario, sempre Goldman è convinta che posizioni lunghe su oro e petrolio possano offrire copertura contro inflazione, rischi geopolitici e timori legati al debito.

    “L’incertezza politica degli Stati Uniti e il recente consolidamento forniscono un punto di ingresso interessante per la nostra view high-conviction long sull’oro, con supporto strutturale della domanda di oro delle banche centrali e supporto ciclico dai tagli della Fed”, si legge nel report di GS che mantiene una previsione di 3.000 dollari sul metallo giallo per dicembre 2025.

    Stesso target price fissato da JP Morgan, secondo cui, “sebbene le previsioni sui prezzi dei metalli di base siano state abbassate a causa dei timori sui dazi, si prevede uno scenario di rischio/rendimento favorevole per gli investimenti nei metalli nei prossimi trimestri”.

    Obbligazioni high yield meglio della liquidità

    Guardando al reddito fisso, invece, secondo T. Rowe Price, “le obbligazioni high yield e i prestiti bancari rimangono i due settori con il maggior potenziale di generare significativi rendimenti nel 2025, così come le obbligazioni dei mercati emergenti”.

    Una visione condivisa da Invesco che tra gli asset a breve scadenza preferisce i prestiti bancari alla liquidità. “Riteniamo che i prestiti bancari offrano il miglior potenziale di rischio-rendimento e ci aspettiamo rendimenti migliori sui prestiti bancari rispetto a qualsiasi altro asset globale, ad eccezione delle materie prime”, si legge nell’outlook 2025 dell’asset manager.

    I rischi del 2025: inflazione e politiche fiscali

    Tra le incognite del 2025, la normalizzazione dell‘inflazione rimane un argomento centrale, con previsioni che indicano un rallentamento generale, sebbene con variazioni tra le diverse economie.

    Morgan Stanley nota che “le politiche tariffarie e di immigrazione negli Stati Uniti potrebbero aumentare l’incertezza e rallentare l’attività economica, portando a un rialzo temporaneo dell’inflazione verso la fine dell’anno”.

    In particolare, tra le sfide che metteranno alla prova la tenuta dell’economia globale, Moody’s pone l’accento sulle restrizioni commerciali, dato che l’aumento del protezionismo commerciale e la competizione strategica tra Stati Uniti e Cina potrebbero intensificare le barriere del commercio internazionale, frammentando ulteriormente l’economia mondiale.

    Infine, all’elenco dei rischi da tenere in considerazione, Invesco ricorda che “il necessario risanamento dei conti pubblici in molti Paesi potrebbe frenare la crescita”.

    IA a rischio bolla?

    Insomma, le analisi dei gestori per il 2025 delineano un quadro complesso, in cui la crescita economica verrà condizionata dalle incognite su dazi, inflazione e debito pubblico.

    Per quanto riguarda i mercati, non è escluso un aumento della volatilità, pericolo sottolineato anche dalla Bce che nel suo Financial Stability Review di novembre ha parlato apertamente di rischio bolla finanziaria. A preoccupare sono proprio quelle valutazioni elevate di alcuni titoli e la concentrazione del valore in poche aziende Usa di cui abbiamo già parlato.

    Il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, ha precisato che “questa concentrazione tra poche grandi imprese solleva preoccupazioni sulla possibilità di una bolla dei prezzi degli asset legati all’IA“.

    Di conseguenza, ha aggiunto de Guindos, “è più probabile che le sorprese negative – tra cui un netto peggioramento delle prospettive di crescita economica, improvvisi cambiamenti nelle aspettative di politica monetaria o un’ulteriore escalation dei conflitti geopolitici in corso – possano innescare bruschi cambiamenti nel sentiment degli investitori, con conseguenti ricadute su tutte le classi di attività”.

    L’importanza di diversificare e pianificare

    In tutto questo, ciò che salva il buon investitore dagli shock improvvisi sono la diversificazione che aiuta a distribuire il rischio e la pianificazione che permette di affrontare gli imprevisti.

    Bisogna sempre ricordare che non esistono investimenti sicuri e ogni tipo di asset deve essere valutato da più punti di vista, in base alle proprie esigenze e disponibilità e se non si hanno le competenze necessarie si deve chiedere l’aiuto di un esperto. Altrimenti, il pericolo è quello di lasciarsi condizionare dall’emotività che sui mercati raramente è sinonimo di rendimento.

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